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venerdì 13 luglio 2012

Scala: Finita la Lotta di Potere Interna


Scala: Finita la Lotta di Potere Interna


by Red Proof
Alla fine, lo squalo all’opera si taglierà lo stipendio di 75mila euro, quantomeno nel 2012, poiché la riduzione riguarda solo il corrente anno. Intenzionato inoltre a decurtarsi del 20% l’incentivo sulla base degli obiettivi raggiunti – da 150 a 120mila euro – il sovrintendente della Scala Lissner ha contrattaccato sulle cifre dei propri emolumenti, precisando di percepire annualmente 880mila euro inclusi oneri e trattamento di fine rapporto. “Percepisco uno stipendio per le mie due mansioni di sovrintendente e direttore artistico di 14.500 euro netti, meno la riduzione” ha dichiarato in un’intervista a la Repubblica, offeso dal tentativo di farlo passare da maneggione e profittatore. Lungi da lui poi l’idea di andarsene: “Prima di stancarmi ce ne vuole. A Milano ho realizzato tanto: le alzate di sipario nel 2004, prima del mio arrivo, erano 186, oggi 287. L’incasso della biglietteria era di 15 milioni ora è di 30. Amo la Scala, ho già programmato per il 2013 l’anno verdiano e wagneriano, ed è già pronto il programma per l’expo 2015. Certo se mi chiamasse il Metropolitan…”.
Di certo tuttavia in ciò che va dicendo c’è solo che se lo chiamassero gli sarà impossibile spillare così tanti soldi. L’America è qua non a New York, e nemmeno a Washington dove Barack Obama, alla Casa Bianca guadagna 300.000 dollari l’anno. Secondo Lissner poi, la buonuscita di 300mila euro sarebbe frutto invece dell’accordo per chiudere una controversia sul suo trattamento previdenziale e verrà versata solo a conclusione del mandato. Circa l’auto con autista si difende affermando che rientra nell’accordo commerciale stipulato con Bmw, perciò a costo zero. Ma non potrebbe anche essere, come sovente avviene per certe sponsorizzazioni, che la Bmw versi al teatro una somma di cui le macchine sono parte integrante, ovvero, per fare un esempio, se il finanziamento ammontasse a 1.000.000, 700mila euro verrebbero dati in vetture e i restanti 300.000 cash, trattandosi quindi di 700mila euro non incassati dal teatro, ma solo ed esclusivamente goduti da lui e gli altri manager Scala? Sulla carta di credito e le diarie da plenipotenziario in viaggio all’estero non una parola. Riguardo invece l’appartamento in piazza del Carmine da 85mila euro “il resto dell’affitto è a carico di Lissner” ci ha tenuto a rimarcare il direttore del personale Marco Aldo Amoruso: individuo disdicevole, maleducato e arrogante al punto da essere inviso anche alla stessa dirigenza del teatro, un Marchionne di mezza tacca, acerrimo nemico delle relazioni sindacali e sempre pronto a strisciare serpeggiando tra le divisioni nei sindacati nel tentativo di accentuarle, nonché a esacerbare le controversie aziendali fino a discriminare molte lavoratrici e lavoratori che vinta la causa per l’assunzione a tempo indeterminato si vedono ancora costretti ad avviare ulteriori procedimenti legali per vedersi riconoscere dei diritti già acquisiti.
La battaglia quindi pare conclusa. Assestati gli equilibri di potere all’interno delle due lobby in campo – la prima guidata da Bruno Ermolli, vicepresidente della fondazione Scala e i cui interessi stavano intaccando quelli della seconda, guidata sull’asse Roma-Milano da Gianni Letta e Francesco Micheli – e dopo la strumentale demagogia di Formigoni e di De Corato che han chiesto a gran voce di vedere i costi del personale Scala, entrambe le lobby muoveranno sicuramente guerra alla Cgil, rea d’aver chiesto a Pisapia di confrontare il faraonico stipendio dello squalo grigio Lissner con quello dei suoi pari ruolo europei nonché dei precedenti sovrintendenti scaligeri, a partire da Antonio Ghiringhelli, alla guida del teatro dal 1945 al 1972 senza percepire alcuno stipendio, passando da Paolo Grassi (1972-1977) che guadagnava 500mila lire al mese, e Carlo Badini (1977-1990) pendolare da Bologna a Milano con una retribuzione lorda di 160 milioni di lire che viveva in un piccolo appartamento, arrivando infine a Carlo Fontana (1977-1992) che guadagnava lordi circa 400 milioni di lire bonus incluso. Delucidazioni la Cgil le ha chieste anche in merito alle retribuzioni di altri undici dirigenti, evidenziando sprechi nelle gare d’appalto dei servizi interni e nelle commesse esterne (mensa, cambusa, addetti alle pulizie, cooperative trasporti, affitti di strutture esterne), unitamente alle ripetute e tuttora inevase richieste di un Protocollo sulla Sicurezza. Preso atto dei problemi esistenti, Pisapia s’è detto stupito che la Fondazione, assieme a Cisl, Uil e Fials, voglia percorrere la strada del contratto unico, quando la maggioranza dei lavoratori (519 su 800) si è espressa in referendum a favore del mantenimento del doppio livello di contrattazione.
Soprattutto le due lobby intestine muoveranno guerra ai lavoratori tutti, a fronte di un passivo di 4,5 milioni di euro a bilancio, destinati a crescere se non arriveranno – in base alla legge 100 – nuovi soci privati, i quali però sembrano puntare alla quota del 51%, travalicando il principio della legge 367 del 1997 che indica come “aggiuntivo” l’apporto dei privati. In tal caso realizzeranno compiutamente la privatizzazione della Scala, a fronte del settore pubblico sempre meno interessato a investire nella cultura, e sarà già un miracolo se nel prossimo futuro confermerà quanto ancora finanzia. Mentre la trattativa tenutasi a Roma il 4 e 5 luglio per il rinnovo contrattuale delle fondazioni lirico-sinfoniche ha fatto secondo un comunicato congiunto dei sindacati ben pochi passi avanti verso una soluzione positiva del contratto, i lavoratori, presi in mezzo tra il rancore di Lissner per l’indignazione che hanno a più riprese espresso riguardo a stipendi d’oro, sprechi a bilancio e privilegi del management e la bile di De Corato (che i lavoratori della Scala hanno a più riprese sbeffeggiato quando era vicesindaco), iniziano a chiedersi chi licenzieranno in agosto dal tempio dell’opera, a teatro chiuso, così da aprire le danze della stagione 2012-2013.

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