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giovedì 30 ottobre 2014

Comunicato nazionale unitario su Audizione Enti Lirici in Senato 22 Ottobre

SEGRETERIE NAZIONALI





Roma, 29 ottobre 2014 Al Presidente VII Comm. Istruzione Pubblica,
Beni Culturali, Ricerca Scientifica, Spettacolo e
Sport ‐ Senato della Repubblica

 On. A. Marcucci
andrea.marcucci@senato.it



 E p.c. VII Comm. Istruzione Pubblica, Beni Culturali,
Ricerca Scientifica, Spettacolo e Sport ‐ Senato
della Repubblica





Oggetto: memoria sugli interventi effettuati dalle OO.SS. in merito all'audizione tenuta presso la
VII Commissione Senato, mercoledì 22 ottobre u.s. ‐ Fondazioni Lirico Sinfoniche



Nel 2010, durante l'iter parlamentare di conversione del Decreto Legislativo n.64, fu assunta una
posizione importante nei lavori al Senato che, "trasversalmente" agli schieramenti politici
(maggioranza‐minoranza parlamentare), apportando correttivi a un modello produttivo‐
organizzativo previsto dal provvedimento legislativo, abrogando articolati della Legge 800,
introduceva un meccanismo elettivo fra le 14 Fondazioni identificandone alcune di natura
Speciale, altre declassandole a Teatri di Tradizione.

Oggi, nei fatti e in spregio alle leggi succedutesi per il Settore (L100‐L.112‐L.106), con l'avallo del
Ministro Franceschini si sta forzando, con gli accadimenti dell'Opera di Roma (licenziando i corpi
artistici di coro e orchestra ), a riproporre un modello produttivo‐organizzativo tipico di un Teatro
di Tradizione legato ai Festival e agli eventi che, certo, è un offerta culturale importante però di
natura non continuativa e non può essere assolutamente paragonato alla funzione e alla mission
culturale delle FLS.

Sarebbe opportuno, anche in prospettiva di una vera Legge di riforma complessiva, ripartire dai
capisaldi della L 800 sull'arte musicale che i legislatori avevano compiutamente articolato per
l'insieme del Settore definendo i centri di produzione e quelli di circuitazione.

Tralasciando il fatto, che non sarebbe secondario, che queste attività, come la drammaturgia, la
prosa e il cinema d'autore, siano definitivamente considerate attività culturali immateriali
costituzionalmente protette, integrative e per alcuni versi suppletive, con valenza pedagogica, del
Sistema Formativo del Paese (che noi sosteniamo in modo inqualificabile e risibile con lo 0,16 %
del bilancio dello Stato) si fa presente che tutti i Teatri di Tradizione (Regio di Parma ecc) che si
avvalgono in modo "spurio" di professionalità di natura artistica non direttamente subordinata per
le rappresentazioni, registrano "voragini" debitorie non imputabili al solo costo del lavoro ma
come per tutti i teatri, soprattutto agli alti costi delle scenografie in appalto spesso non utilizzate
in seguito da altri Teatri, modello questo perseguito da tutte le governace Aziendali.

Sono inoltre permeabili a scorrerie di "personaggi" che con danaro pubblico fanno business con le
Agenzie Nazionali e Internazionali degli artisti così come si vorrebbe fare in modo più appetibile
nelle FLS.

La L 100 e la L112 prevedevano che nella fase di riassetto e di ristrutturazione fossero bloccate le
assunzioni; la L 106 prevede attualmente la riduzione degli organici (posti in trasferimento‐
mobilità in ALES) e assunzioni a Tempo Determinato; ne consegue che avremo rapporti di lavoro a


tempo indeterminato che cesseranno l'attività perché esuberi (pur riallocati secondo il dettame
legislativo) e contratti a tempo determinato che appunto sostituiranno le professionalità definite
in esubero nei piani di risanamento industriali.

Un risultato eccezionale per un governo che vuole da una parte combattere la precarizzazione
attraverso la totale decontribuzione per tre anni e dall’altra si ritrova a finanziare per legge una
operazione di precarizzazione della forza lavoro.

A tutt'oggi non si vuole comprendere che in settori del tutto particolari come i nostri dove
prodotto e produttore sono coincidenti, la qualità produttiva è anche determinata dalla stabilità
occupazionale e che gli ambiti lavorativi come le FLS sono un "crogiuolo" formativo in cui nascono
le eccellenze tecnico‐artistiche che ci danno prestigio in tutto il mondo.

Medesimo ragionamento vale per la condivisibile opposizione ripetutamente avanzata dal Premier
Renzi e dal Governo sulla necessità di ridurre il numero dei Contratti Nazionali a garanzia e tutela
dei lavoratori e noi ci ritroviamo (unici in Italia) una Legge, la 106, che interviene "spacchettando"
il Contratto Collettivo Nazionale, prevedendo, oltre ai parametri per la definizione delle FLS
Speciali, contratti, per le medesime, aziendali unici, determinando nei fatti una pluralità di
contratti difformi, anche valevoli per singole Fondazioni, con l'unico obiettivo di destrutturare un
Contratto Nazionale firmato dalle parti sociali il 16 aprile u.s., messo in un percorso di validazione
e "scomparso" nei palazzi delle Istituzioni, pur prevedendo al suo interno, interventi tesi ad una
ottimizzazione dei modelli organizzativi attraverso istituti che incidono notevolmente sul
contenimento dei costi di produzione.

Ora si vuole palesemente, attraverso gli accadimenti romani, determinare in modo illegittimo
percorsi fuori da qualsiasi coordinata legislativa (ricordiamo per chiarezza che nei piani di
risanamento industriali delle FLS in sofferenza ed entrati nel meccanismo della L 112 non sono
previsti assolutamente licenziamenti di nessun genere , anche se a tutt'oggi né il Ministro né il
Commissario Straordinario Pinelli siano stati in grado di, (come da noi richiesto ripetutamente)
strutturare riunioni serie per spiegarci cosa sia la rete protettiva identificata per la messa in
equilibrio delle Fondazioni definita ALES); per noi infatti l’intervento di Roma, è solamente
finalizzato a svuotare di competenze artistiche un prestigioso Teatro come l'Opera di Roma di una
parte produttiva stabile, per impostare un teatro legato ad eventi e festival del tutto improntato al
business di un'arte musicale "meticciata".

Onorevoli Senatori, vi chiediamo di essere al nostro fianco in questa battaglia perché è tesa a
difesa dei principi Costituzionali, della qualità occupazionale, e produttiva a cui il Sistema Paese
non può rinunciare.

Il Settore della Produzione Culturale, dei Beni e del Turismo Culturale, oltre che sviluppare un dato
identitario risponde a un diritto civico di cittadinanza e nella globalizzazione rappresenta anche,
per il nostro Paese, per la sua storia e la sua genesi, tanta buona e durevole economia.





p. LE SEGRETERIE NAZIONALI



 SLC‐CGIL FISTeL‐CISL UILCOM‐UIL FIALS‐CISAL

 S. Conti M. Giustini F. Benigni E. Sciarra











SLC CGIL FISTEL CISL UILCOM UIL FIALS CISAL

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