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mercoledì 2 maggio 2012

Lirica: Chiarot, la Fenice discriminata nei confronti di Roma e Milano

ROMA - 27 APRILE 2012 - "Esiste una legge che da la possibilità alle fondazioni liriche di diventare fondazioni speciali. Uno status, questo, che permetterà a chi lo avrà una certezza assoluta sui fondi del Fus per i prossimi tre anni. Solo che la Fenice non ha potuto fare questa richiesta". E' quanto dichiara Cristiano Chiarot (foto), sovrintendente della Fondazione Teatro La Fenice, in un'intervista rilasciata al Corriere del Veneto. "Il riconoscimento - continua - avviene sulla base della presentazione di un’istanza da parte della fondazione interessata, in relazione al possesso di alcuni requisiti, come la peculiarità della storia culturale della fondazione e il bilancio, che deve essere chiuso in pareggio per almeno quattro anni rispetto agli ultimi cinque esercizi".
Proprio per questo motivo la Fenice non potrà fare richiesta. "Gli ultimi due anni si sono chiusi in pareggio - dice Chiarot -, tra gli anni prima, però, ce n’è più d’uno con un buco di bilancio. Questo purtroppo si è verificato soprattutto a causa della riduzione in corso d’opera dei finanziamenti dei fondi statali, cosa che è avvenuta anche in buona parte di tutte le altre fondazioni italiane".
Sono soltanto due, dei 14 presenti, gli enti lirici a cui sono applicabili tutti i criteri, l'Accademia di S. Cecilia e il Teatro alla Scala. "Una legge - continua - che prevede premi per le fondazioni gestite in modo virtuoso è giustissima, ben venga, ma allora devono essere fatti dei controlli seri, a partire dal rapporto tra le spese per il personale e il numero degli spettacoli, la produzione insomma. Il rischio è che dal fondo del Fus, già instabile di suo, vengano tolte ogni anno le quote relative al Teatro della Scala e all’Accademia di Santa Cecilia e che il resto venga diviso in briciole tra gli altri enti lirici restanti. Siamo sicuri che i teatri in questione abbiano l’efficienza richiesta?".
"Chiedo solo che una legge che valuti la gestione degli enti tenga veramente conto di cosa viene fatto. Credo che la politica dovrebbe stabilire dei costi standard per l’opera lirica. Ad esempio un rapporto fisso tra il costo del personale e la produzione. La Fenice spende 19 milioni per il personale, la Scala di Milano 64 ma il mio è solo un esempio. Quello che voglio dire è che un teatro come il nostro che non ha modificato negli ultimi anni le spese per il personale, ma ha aumentato ugualmente le produzioni, con l’aiuto di sponsor, grazie alle coproduzioni, è assurdo che non abbia i requisiti per accedere alla sicurezza del finanziamento dello Stato".