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venerdì 21 dicembre 2012
mercoledì 19 dicembre 2012
SCIOPERO ROMEO ET JULIETTE
dal "Giornale dello Spettacolo"
Musica: sciopero alla Scala, il balletto ci ripensa, il coro no
MILANO - 19 DICEMBRE 2012 - Le organizzazioni sindacali del Corpo di Ballo della Scala di Milano (foto) hanno ritirato lo sciopero di oggi proclamato per il debutto della stagione di balletto, che doveva essere aperta con il 'Romeo et Juliette'. L'agitazione era stata proclamata anche dal Coro. "La Direzione non ci ha chiamati e pertanto lo spettacolo resta sospeso" ha dichiarato Mauro Peconi, rappresentante Cgil del coro del Teatro."Per noi rimane la scelta fatta ieri sera - ha aggiunto -: la 'prima' è annullata. Inoltre, so che stanno procedendo al rimborso dei biglietti". Peconi si è detto "indignato per quanto apparso sui giornali, perché noi non abbiamo mai formulato una richiesta di denaro, ma abbiamo chiesto che venga rispettato il contratto nazionale e riconosciuta la particolarità della nostra vestizione e della memorizzazione dei testi"
lunedì 17 dicembre 2012
sabato 8 dicembre 2012
Venerdì 07 Dicembre 2012 11:38
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L’accordo separato che Fim e Uilm hanno sottoscritto sulla testa di milioni di lavoratori e lavoratrici senza il loro voto è fortemente peggiorativo della già dura condizione di chi lavora:
1. salario inferiore al recupero potere d’acquisto, con due tranche rinviabili di 12 mesi e a disposizione delle imprese per la contrattazione aziendale, cioè consegnate a scambi impropri e ricatti;
2. aumento degli orari di lavoro con il furto di 3 giornate di Par; 3. aumento dello straordinario comandato, da 40/48 a 80 ore annue; 4. flessibilità obbligatoria senza vincolo accordo Rsu, incrementata da 64 a 80 ore annue con penalizzazione per lavoratori che non la fanno (ore trattenute su ferie e Par); 5. ulteriore penalizzazione malattie brevi; 6. recepimento degli aspetti peggiorativi della legge Fornero sui contratti precari. (...)
Fim e Uilm hanno consegnato così la vita dei lavoratori nelle mani dell’impresa cancellando ogni potere contrattuale della Rappresentanza Sindacale.
Si aumenta l’orario per chi lavora mentre crescono cassa integrazione e licenziamenti!
Un accordo che tuttavia è pienamente in linea con la disastrosa contrattazione di restituzione, peggiorativa che si è affermata grazie all’accordo del 28 giugno 2011 e al patto separato sulla produttività, come bene testimoniano il contratto dei Chimici e quello dei Ferrovieri, entrambi unitari.
Per queste ragioni la linea di contrasto all’applicazione dell’intesa separata nei luoghi di lavoro non può partire dal richiamo al 28 giugno 2011 che è l’accordo delle deroghe al Contratto nazionale. I lavoratori, grazie ai sindacati complici, stanno pagando per intero la crisi generata dalle stesse politiche che pretendono oggi di cancellare lo stato sociale dopo aver distrutto le pensioni e l’art.18. C’è la necessità pertanto di ricostruire una battaglia generale del mondo del lavoro a partire dall’opposizione alle politiche del Governo Monti e di Confindustria.
No al Patto di produttività e al 28 giugno!
Occorre coniugare battaglia generale e azione coerente nei luoghi di lavoro, con una politica contrattuale, fabbrica per fabbrica, di esplicito contrasto a questo accordo separato, a quello del 28 giugno e al Patto di produttività. Non lottiamo solo contro l’accordo Fim-Uilm e un padronato arrogante e rapace ma dobbiamo necessariamente andare oltre ogni compatibilità e limite fissato dalle intese sbagliate sancite a livello Confederale.
Poche ma chiare parole d’ordine: occupazione-salario-diritti
II sindacato deve avere un solo riferimento, un solo limite nella sua politica contrattuale: i bisogni dei lavoratori e la loro rappresentanza autonoma! In questa fase bisogna mettere al centro la lotta per la difesa dell’occupazione e delle fabbriche contro le dismissioni, la difesa del salario e della condizione lavorativa contro flessibilita’ e la precarieta’. Solo coniugando battaglia generale e iniziativa nel luoghi di lavoro si potra’ ricostruire e riconquistare un Contratto Nazionale senza deroghe!
Bisogna ridare senso ed efficacia alle lotte
Scioperare costa, oggi più che mai. La pesante sconfitta su art.18 e pensioni, il desolante atteggiamento remissivo della Cgil e la durezza dello scontro che ci viene imposto aumentano la sensazione di impotenza e inutilità delle lotte. I lavoratori hanno dimostrato in questi anni una grande disponibilità alla mobilitazione. Ma per dare continuità, la lotta si deve porre davvero l’obiettivo di conquistare risultati concreti, altrimenti gli scioperi diventano atto di testimonianza.
Per fare tutto ciò il Sindacato deve rompere ogni collusione con il palazzo e il palazzetto della politica parlamentare, dei giochi elettorali. Deve dismettere ogni illusione concertativa nel rapporto con Confindustria. Il lavoro deve rappresentarsi da sé, nel conflitto e nella ricostruzione di diversi rapporti di forza. Rompiamo ogni ambiguità nel rapporto con Cisl e Uil. Basta cercare l’unità con chi è pronto a scambiare qualsiasi cosa sulla pelle dei lavoratori!
LA RAGIONE E' DI CHI LOTTA
R28A in Fiom
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venerdì 7 dicembre 2012
CRONACA SINDACALE DICEMBRE 2012
Milano, 6 dicembre 2012
CRONACA SINDACALE
(informativa a cura delle RSA CGIL)
Un passo in avanti, questo, in attesa di un accordo che comunque sarà sottoposto all' Assemblea dei lavoratori interessati.
Va ricordato che si è giunti a questo buon risultato dopo un percorso di circa dieci anni che ha avuto inizio con la creazione della stessa Squadra Trasporti del Teatro. Nonostante ciò restano comunque aperte le questioni legate all'organizzazione tecnica del reparto e irrisolte allo stato attuale le problematiche in merito all'utilizzo dei mezzi di trasporto.
Nella stessa giornata ci è stato detto che dei 4 vigili del fuoco interessati a un trasferimento presso altri reparti, 2 di questi non hanno ancora sciolto la loro riserva. Ribadiamo che siamo contrari a questo tipo di scelte unilaterali dell'Azienda e che, come più volte detto, adotteremo tutti gli strumenti per tutelare i diritti e l'opportuno sostegno dei lavoratori coinvolti. Alla vicenda si era interessato superficialmente anche il Presidente della Fondazione Avv. Giuliano Pisapia che si è poi nei fatti letteralmente defilato. Tant'è vero che stiamo ancora aspettando da qualche settimana la sua risposta in merito alla nostra richiesta d'incontro sul tema. E comunque nessuno ha ancora spiegato come sia possibile che 12 addetti all'emergenza e all'antincendio diano più garanzie dei 16 che hanno composto fino ad oggi il reparto, così come affermato dalla Dirigenza del Teatro.
Il 22 novembre si è sottoscritta con l'Anfols l'ipotesi di accordo riguardante la parte normativa (assunzioni, malattia, contrattazione integrativa, orari, etc) del CCNL delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche. L' ipotesi sarà all'ordine del giorno di una serie di assemblee che si terranno prossimamente. Per ciò che riguarda, invece, la parte economica il confronto è instaurato sul pregresso della vacanza contrattuale e sulla copertura inflattiva.
Sono stati chiesti chiarimenti sul buco di bilancio annunciato a mezzo stampa e di conseguenza su come procedere al pagamento dell' integrativo aziendale.
Infine, d'intesa con UIL, per l'ennesima volta abbiamo sollevato la questione inerente a tutto il personale serale, avvertendo la Dirigenza che a breve partirà il contenzioso, in sede giudiziale, per il riconoscimento dei loro diritti e emolumenti pregressi.
RSA SLC-CGIL
giovedì 6 dicembre 2012
“Passata la festa, gabbato lo santo”?
Da tempo chiediamo, in qualità di Sindacato, al Presidente della Fondazione
Teatro alla Scala e al Sovrintendente un incontro su questioni strategiche che
coinvolgono il Teatro.
Vediamone alcune:
– Nel 2015 il Sovrintendente del Teatro alla Scala non sarà più il dott.
Stèphane Lissner.
– Quest'anno il Teatro avrà un passivo superiore a 4.200.000 euro: chi
deve pagare questo disavanzo, i lavoratori?
– Quale sarà il futuro del Teatro, quale progetto culturale ed artistico lo
animerà?
– Di quali assetti occupazionali e produttivi ci sarà bisogno?
In questo momento, non vi è sui destini del Teatro una discussione
limpida,ed emergono toni aspri di “confronto” fra personalità di primaria
importanza.
In compenso il Teatro, causa un'errata conduzione e gravi errori dirigenziali,
subisce condanne su condanne da parte di organi terzi, e da mesi manca il
Direttore dei laboratori all'Ansaldo; da anni non si rimpiazza chi se ne va,
rischiando il collasso in alcuni reparti; il Personale di Sala è ridotto all'osso, si
ha l'impressione che, unitamente allo stesso Servizio di Emergenza e
Sicurezza, non siano più considerati strategici.
Questi sono considerati da tutti temi vitali per il futuro del Teatro, i tempi e
i modi di soluzione determinanti per il buon esito di una equilibrata soluzione.
A quando l'incontro col Sindacato, dove sono Presidente, Consiglio di
Amministrazione e Sovrintendente?
I lavoratori hanno mantenuto gli impegni assunti, avranno il pattuito o
saranno pagati a “babbo morto”?
Mentre facciamo un “in bocca al lupo” ai lavoratori, agli artisti, alla Scala e
alla città di Milano per un buon 7 Dicembre, affermiamo che bisogna girare un
altro film, dove occorre chiarezza, riconoscimento degli impegni assunti,
riconoscimento dei diritti dei lavoratori.
6 dicembre 2012
p. Segreteria SLC-CGIL Milano
Giancarlo Albori
lunedì 3 dicembre 2012
giovedì 29 novembre 2012
FIRME REFERENDUM MODIFICA ART.18
MILANO
29-11-2012
COMUNICATO
SINDACALE
A
TUTTI I LAVORATORI
IN LARGO GHIRINGHELLI IL GIORNO 1 DICEMBRE 2012 DALLE ORE
IN LARGO GHIRINGHELLI IL GIORNO 1 DICEMBRE 2012 DALLE ORE
14
ALLE ORE 18 IN OCCASIONE DELLA CAMPAGNA REFERENDARIA
SI
RACCOGLIERANNO LE FIRME PER LA MODIFICA DELL'ART. 8
DECRETO
LEGGE 138/2011 e ART.18 EX LEGGE 300/1970
RSA CGIL
lunedì 26 novembre 2012
Lettera aperta di Cremaschi
Dal sito della Rete 28 aprile
23.11.12
Lettera aperta ai dirigenti Cgil e FIOM che vanno alle primarie
Sabato 24 Novembre 2012 08:06
Care compagne, cari compagni in questi ultimi giorni mi è capitato di leggere molti appelli e prese di posizione da parte vostra a sostegno di Bersani o Vendola nelle primarie del centrosinistra. Naturalmente non è mia intenzione mettere in discussione la legittimità della vostra scelta di cittadini. Come dirigenti sindacali però trovo necessario rivolgervi alcune domande. Siete a conoscenza del testo 'Italia bene comune'? Quel documento viene sottoscritto dai candidati alle primarie ed è vincolante per i loro futuri comportamenti. Ebbene in quel testo è seccamente affermata la volontà di mantenere il fiscal compact e tutti gli impegni assunti da Monti. Cioè l'austerità, si proprio quell'austerità contro la quale siamo scesi in piazza il 14 novembre, non si tocca. Altro che ridiscutere le pensioni!
Anche nel testo che firmate per votare, questi impegni sono richiamati come vincolo per tutti i vostri candidati.
Un dirigente sindacale della FIOM e della CGIL è abituato per storia ed esperienza a valutare con grande rigore i testi che sottoscrive, è parte fondamentale della funzione svolta.
Allora mi chiedo quale sia la ragione che vi fa trascurare un vincolo così rilevante per il paese e in particolare proprio per l'iniziativa sindacale.
La più semplice delle risposte è che anche voi alla fine siate d'accordo di mantenere gli impegni di Monti e ciò che ne deriva sul piano del rigore e dell'austerità.
In fondo e vero che le posizioni formalmente assunte dalla CGIL e anche dalla FIOM su questi temi non sono chiare. Si dice no a questa o quella decisione di Monti che ci colpisce, ma non all'impianto complessivo della sua politica e ancor meno a chi a sinistra la sostiene e la fa passare in parlamento.
Si potrebbe quindi concludere che anche voi consideriate immodificabili i capisaldi di quella politica e pensiate di attenuarne solo gli impatti sociali. Insomma, se vi siete convinti che il fiscal compact vada accettato, per favore ditelo.
Se invece siete ancora fermamente avversi all'austerità italiana ed europea, allora sarebbe giusto sapere perché sostenete chi, naturalmente con diverso entusiasmo, si vincola ad essa.
Pensate che il vostro candidato non manterrà gli impegni? Che quegli accordi salteranno da soli e quindi non ci sarà più niente da rispettare? Che la rivoluzione europea cambi tutto? Che Obama dichiari guerra alla Merkel?
Io credo che dovreste spiegarci perché siete contro il fiscal compact e sostenete chi lo ha votato e si impegna a difenderlo, per favore ditelo.
E se invece la banale ragione della vostra scelta di partecipare alle primarie fosse che non ritenete opportuno star fuori da un evento così valorizzato nel palazzo, che bisogna stare nella politica che conta senza guardare troppo per il sottile?
La CGIL non ha firmato il catastrofico accordo sulla produttività voluto dal governo. Solo Vendola tra i candidati è stato critico, ma si è ben guardato dal dire: se vinco lo cancello. Perché non può, perché gli impegni del governo Monti vanno mantenuti.
È allora perché tanto entusiasmo per queste primarie a sovranità limitata? Non sarà che di fronte alle difficoltà e alle sconfitte subite, alla fine il buon vecchio collateralismo al centro sinistra vi sia apparso come un ancora di salvezza? Ditelo per favore.
gcremaschi.r28@gmail.com
giovedì 22 novembre 2012
mercoledì 21 novembre 2012
Vicepresidente Agis: "Parlamento reintegri il Fus"
ROMA - 20 NOVEMBRE 2012 - "Chiediamo ai tutti i gruppi parlamentari di intervenire
affinché nella legge di stabilità sia ripristinato lo stanziamento del Fondo unico
per lo spettacolo (Fus) per il 2013".
"La riduzione dell'attuale soglia del Fus indebolisce ulteriormente le attività
culturali dello spettacolo, della connessa occupazione e della funzione assolta dal
settore per la socializzazione del tessuto culturale e sociale dei territori".
Così dichiara al Giornale dello Spettacolo, Maurizio Roi, vicepresidente dell'Agis.
"La legge di stabilità - spiega Roi - è entrata in Parlamento con uno stanziamento
del Fus, per il 2013, ridotto di quasi 12 milioni di euro rispetto al 2012".
"A questo taglio vanno aggiunti 4 milioni di euro che un disegno di legge ha
assegnato, giustamente, a festival importanti, la cui copertura finanziaria ricade
però sempre sul Fus".
"Si arriva così ad una riduzione del fondo di 16 milioni di euro, rispetto ai 411
stanziati nel 2012".
"Come Agis abbiamo già inviato una lettera al ministro Ornaghi per segnalare la grave
situazione, ricordando che il Fus avrebbe dovuto essere intoccabile, così come
previsto dalla legge n.111 del 2011 che escludeva il fondo dai tagli della spesa".
"Sedici milioni di euro, in questo clima di crisi e tagli possono sembrare poca cosa,
ma, trattandosi di un fondo già ridotto ai minimi termini, rappresentano un taglio
che indebolisce ancora di più un settore vitale per lo sviluppo e per il futuro del
paese e a forte contenuto occupazionale".
"Peraltro le attività dello spettacolo sono drammaticamente colpite anche dai tagli
devastanti che gli enti locali e regioni stanno attuando in conseguenza dei tagli a
loro volta subiti".
"A ciò si aggiunga la soppressione delle province che sta avvenendo in modo confuso
creando ulteriori problemi, sia dal punto di vista amministrativo, sia delle
risorse".
"Molti - aggiunge Roi - si recano ai convegni altisonanti, come quello promosso da Il
Sole 24 Ore la scorsa settimana, per parlare dell'importanza della cultura, venendo
purtroppo immediatamente smentiti dagli atti concreti".
"Le lodi di grande apprezzamento per il bellissimo discorso del Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, a fronte del sostanziale disinteresse che le
istituzioni italiane stanno dimostrando verso il patrimonio culturale del paese, sono
pura retorica. Noi siamo d'accordo con Napolitano, nelle parole e nei fatti. Lo siano
tutti".
affinché nella legge di stabilità sia ripristinato lo stanziamento del Fondo unico
per lo spettacolo (Fus) per il 2013".
"La riduzione dell'attuale soglia del Fus indebolisce ulteriormente le attività
culturali dello spettacolo, della connessa occupazione e della funzione assolta dal
settore per la socializzazione del tessuto culturale e sociale dei territori".
Così dichiara al Giornale dello Spettacolo, Maurizio Roi, vicepresidente dell'Agis.
"La legge di stabilità - spiega Roi - è entrata in Parlamento con uno stanziamento
del Fus, per il 2013, ridotto di quasi 12 milioni di euro rispetto al 2012".
"A questo taglio vanno aggiunti 4 milioni di euro che un disegno di legge ha
assegnato, giustamente, a festival importanti, la cui copertura finanziaria ricade
però sempre sul Fus".
"Si arriva così ad una riduzione del fondo di 16 milioni di euro, rispetto ai 411
stanziati nel 2012".
"Come Agis abbiamo già inviato una lettera al ministro Ornaghi per segnalare la grave
situazione, ricordando che il Fus avrebbe dovuto essere intoccabile, così come
previsto dalla legge n.111 del 2011 che escludeva il fondo dai tagli della spesa".
"Sedici milioni di euro, in questo clima di crisi e tagli possono sembrare poca cosa,
ma, trattandosi di un fondo già ridotto ai minimi termini, rappresentano un taglio
che indebolisce ancora di più un settore vitale per lo sviluppo e per il futuro del
paese e a forte contenuto occupazionale".
"Peraltro le attività dello spettacolo sono drammaticamente colpite anche dai tagli
devastanti che gli enti locali e regioni stanno attuando in conseguenza dei tagli a
loro volta subiti".
"A ciò si aggiunga la soppressione delle province che sta avvenendo in modo confuso
creando ulteriori problemi, sia dal punto di vista amministrativo, sia delle
risorse".
"Molti - aggiunge Roi - si recano ai convegni altisonanti, come quello promosso da Il
Sole 24 Ore la scorsa settimana, per parlare dell'importanza della cultura, venendo
purtroppo immediatamente smentiti dagli atti concreti".
"Le lodi di grande apprezzamento per il bellissimo discorso del Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, a fronte del sostanziale disinteresse che le
istituzioni italiane stanno dimostrando verso il patrimonio culturale del paese, sono
pura retorica. Noi siamo d'accordo con Napolitano, nelle parole e nei fatti. Lo siano
tutti".
venerdì 16 novembre 2012
Sospensione sciopero 18 novembre 2012 Siegfried
Alla c.a del
Dott. Stéphane Lissner
Sovrintendenza e Direzione artistica
Dott. ssa Maria Di Freda
Direzione Generale
Dott. Marco Aldo Amoruso
Direzione del Personale
Fondazione Teatro alla Scala Milano
Le scriventi Organizzazioni Sindacali hanno ricevuto la Sua lettera del 7 novembre u.s. nella quale si accoglie la richiesta dell'applicazione della norma riguardante il lavoro domenicale oppure nella giornata di sabato qualora il riposo settimanale sia stabilito di domenica, così come previsto dall'art. 64 del vigente CCNL.
Pur ritenendo positiva la decisione di codesta Fondazione, le stesse Organizzazioni Sindacali, nel mentredichiarano la sospensione dello sciopero del 18 p. v., ritengono doveroso un ulteriore approfondimento congiunto per definire la retroattività della suddetta decisione.
In attesa di una vostra prossima convocazione, colgono l'occasione per porgere cordiali saluti.
p. Segreteria p. Segreteria p. Segreteria p. Segreteria
SLC-CGIL Milano UILCOM-UIL Milano FISTEL CISL Milano FIALS-CISAL Milano
Giancarlo Albori Domenico Dentoni Silvio Belleni Giuseppe Nastasi
giovedì 15 novembre 2012
martedì 13 novembre 2012
SCIOPERO 14 NOVEMBRE
13-11-2012
Sindacato Lavoratori della Comunicazione
COMUNICATO SINDACALE
Lo sciopero indetto per il giorno mercoledì
14 novembre 2012, verrà svolto nel
comparto Produzione Culturale e
Spettacolo dal Vivo per le prime 4 ore di
ogni turno di lavoro o prestazione.
Si ricorda inoltre che il concentramento
della manifestazione avverrà a partire
dalle 8:30 a Palestro e si concluderà in
Piazza Duomo con l'intervento conclusivo
del Segretario della Camera del Lavoro
Metropolitana di Milano, Onorio Rosati.
p. la Segreteria SLC-CGIL Milano Giancarlo Albori
Sindacato Lavoratori della Comunicazione
COMUNICATO SINDACALE
Lo sciopero indetto per il giorno mercoledì
14 novembre 2012, verrà svolto nel
comparto Produzione Culturale e
Spettacolo dal Vivo per le prime 4 ore di
ogni turno di lavoro o prestazione.
Si ricorda inoltre che il concentramento
della manifestazione avverrà a partire
dalle 8:30 a Palestro e si concluderà in
Piazza Duomo con l'intervento conclusivo
del Segretario della Camera del Lavoro
Metropolitana di Milano, Onorio Rosati.
p. la Segreteria SLC-CGIL Milano Giancarlo Albori
lunedì 12 novembre 2012
domenica 11 novembre 2012
SCIOPERO 14 NOVEMBRE
COMUNICATO
SINDACALE
Mercoledì
14 novembre 2012
Giornata
Europea di mobilitazione
Sciopero
generale nazionale di 4 ore
Concentramento
ore 8,30 a Palestro - corteo sino a Piazza Duomo
Parleranno:
rappresentanti dei lavoratori e dei pensionati
Intervento
conclusivo:
Onorio
Rosati Segretario Generale CdLM di Milano
Per
tutti i lavoratori del Teatro Alla Scala lo sciopero si effettuerà
sulla prima prestazione.
Per
coloro che svolgono l'orario in continuato, la prestazione
lavorativa, rispetto all'orario indicato dall'azienda, inizierà
dopo 3 ore , fino al termine servizio.
RSA
CGIL
sabato 10 novembre 2012
giovedì 8 novembre 2012
mercoledì 7 novembre 2012
Delibera Vigili del Fuoco
Ieri in data 6 novembre 2012 il Capo del Personale Dott. Marco Aldo Amoruso ha comunicato in via ufficiale alle OO.SS. e alle R.S.A. del Teatro Alla Scala il procedere in accordo con Il Presidente della Fondazione alla delibera del C.D.A. riguardante il Servizio Antincendio e la sua destrutturazione.
È nostra intenzione chiedere un incontro specifico al Sindaco di Milano, Avv. Giuliano Pisapia sul delicato tema della sicurezza al Teatro alla Scala.
RSA CGIL-SLC
Teatro alla Scala
È nostra intenzione chiedere un incontro specifico al Sindaco di Milano, Avv. Giuliano Pisapia sul delicato tema della sicurezza al Teatro alla Scala.
RSA CGIL-SLC
Teatro alla Scala
domenica 4 novembre 2012
SCIOPERO IL 14 NOVEMBRE
14 NOVEMBRE 2012
CON LA CONFEDERAZIONE EUROPEA DEI SINDACATI PER IL LAVORO E LA SOLIDARIETA' – NO ALL'AUSTERITA' L'AUSTERITA' NON FUNZIONA!
Da molti anni il movimento sindacale europeo deplora le misure di austerità. Esse trascinano l'Europa nella stagnazione economica, fino alla recessione. Il risultato: blocco della crescita e disoccupazione in continuo aumento. I tagli a salari e protezione sociale sono attacchi al modello sociale europeo e aggravano disuguaglianze ed ingiustizia sociale.
Gli “errori di valutazione” del Fondo monetario internazionale (FMI) hanno avuto un impatto incalcolabile sulla vita quotidiana dei lavoratori e cittadini europei. Tutto ciò rimette in gioco l'intera base delle politiche di austerità. Il FMI si deve scusare. La Troika deve rivedere le sue richieste.
L'Europa ha un debito sociale, non esclusivamente monetario. E' stata promessa una ripresa che non è mai avvenuta. 25 milioni di europei non hanno lavoro. In alcuni paesi il tasso di disoccupazione giovanile oltrepassa il
50%. Il senso di ingiustizia è diffuso e lo scontento sociale sta crescendo.
E' NECESSARIO UN CAMBIO DI ROTTA
VERSO UN PATTO SOCIALE EUROPEO
I sindacati europei chiedono un cambiamento di rotta. Le misure applicate non stanno funzionando, stanno invece distruggendo I nostri lavori e il nostro patrimonio sociale.
La Ces chiede un patto sociale per l'Europa, con un vero dialogo sociale, una politica economica che stimoli occupazione di qualità, la solidarietà tra paesi e la giustizia sociale.
I lavoratori stanno pagando a caro prezzo crisi e misure di austerità, mentre il mondo della finanza e gli speculatori continuano a prosperare.
Poniamo fine alla frode fiscale, ai paradisi fiscali e alla competizione fiscale tra paesi. La tassa sulle transazioni finanziarie deve contribuire a riparare I danni del capitalismo senza regole.
PER IL LAVORO E LA SOLIDARIETA'
NO ALLE DISUGUAGLIANZE SOCIALI
Noi rifiutiamo:
- lo smantellamento della protezione
sociale;
- l'aumento della flessibilità del mercato
del lavoro;
- la privatizzazione dei servizi pubblici;
- la pressione al ribasso sui salari;
- la diminuzione delle pensioni;
- la deregolamentazione degli standard
sociali;
- l'esclusione sociale;
- la crescita delle disuguaglianze;
- l'attacco alla contrattazione collettiva e
al dialogo sociale.
Noi proponiamo:
- una governance economica al servizio della crescita
sostenibile e occupazione di qualità;
- giustizia economica e sociale attraverso politiche di
redistribuzione, tassazione e protezione sociale;
- una garanzia occupazionale per i giovani;
- un'ambiziosa politica industriale europea orientata
verso un'economia verde e a basse emissioni di
carbonio e verso settori rivolti al futuro, con
opportunità di occupazione e crescita;
- l'intensificazione della lotta contro il dumping sociale
e salariale;
- la condivisione del debito attraverso gli Eurobond;
- l'effettiva applicazione di una tassa sulle transazioni
finanziarie per combattere la speculazione e
agevolare politiche di investimento;
- l'armonizzazione della base fiscale con un tasso
minimo per le imprese in Europa;
- uno sforzo determinato per combattere l'evasione e
la frode fiscale;
- il rispetto per la contrattazione collettiva e il dialogo
sociale;
- il rispetto dei diritti sociali e sindacali fondamentali.
CON LA CONFEDERAZIONE EUROPEA DEI SINDACATI PER IL LAVORO E LA SOLIDARIETA' – NO ALL'AUSTERITA' L'AUSTERITA' NON FUNZIONA!
Da molti anni il movimento sindacale europeo deplora le misure di austerità. Esse trascinano l'Europa nella stagnazione economica, fino alla recessione. Il risultato: blocco della crescita e disoccupazione in continuo aumento. I tagli a salari e protezione sociale sono attacchi al modello sociale europeo e aggravano disuguaglianze ed ingiustizia sociale.
Gli “errori di valutazione” del Fondo monetario internazionale (FMI) hanno avuto un impatto incalcolabile sulla vita quotidiana dei lavoratori e cittadini europei. Tutto ciò rimette in gioco l'intera base delle politiche di austerità. Il FMI si deve scusare. La Troika deve rivedere le sue richieste.
L'Europa ha un debito sociale, non esclusivamente monetario. E' stata promessa una ripresa che non è mai avvenuta. 25 milioni di europei non hanno lavoro. In alcuni paesi il tasso di disoccupazione giovanile oltrepassa il
50%. Il senso di ingiustizia è diffuso e lo scontento sociale sta crescendo.
E' NECESSARIO UN CAMBIO DI ROTTA
VERSO UN PATTO SOCIALE EUROPEO
I sindacati europei chiedono un cambiamento di rotta. Le misure applicate non stanno funzionando, stanno invece distruggendo I nostri lavori e il nostro patrimonio sociale.
La Ces chiede un patto sociale per l'Europa, con un vero dialogo sociale, una politica economica che stimoli occupazione di qualità, la solidarietà tra paesi e la giustizia sociale.
I lavoratori stanno pagando a caro prezzo crisi e misure di austerità, mentre il mondo della finanza e gli speculatori continuano a prosperare.
Poniamo fine alla frode fiscale, ai paradisi fiscali e alla competizione fiscale tra paesi. La tassa sulle transazioni finanziarie deve contribuire a riparare I danni del capitalismo senza regole.
PER IL LAVORO E LA SOLIDARIETA'
NO ALLE DISUGUAGLIANZE SOCIALI
Noi rifiutiamo:
- lo smantellamento della protezione
sociale;
- l'aumento della flessibilità del mercato
del lavoro;
- la privatizzazione dei servizi pubblici;
- la pressione al ribasso sui salari;
- la diminuzione delle pensioni;
- la deregolamentazione degli standard
sociali;
- l'esclusione sociale;
- la crescita delle disuguaglianze;
- l'attacco alla contrattazione collettiva e
al dialogo sociale.
Noi proponiamo:
- una governance economica al servizio della crescita
sostenibile e occupazione di qualità;
- giustizia economica e sociale attraverso politiche di
redistribuzione, tassazione e protezione sociale;
- una garanzia occupazionale per i giovani;
- un'ambiziosa politica industriale europea orientata
verso un'economia verde e a basse emissioni di
carbonio e verso settori rivolti al futuro, con
opportunità di occupazione e crescita;
- l'intensificazione della lotta contro il dumping sociale
e salariale;
- la condivisione del debito attraverso gli Eurobond;
- l'effettiva applicazione di una tassa sulle transazioni
finanziarie per combattere la speculazione e
agevolare politiche di investimento;
- l'armonizzazione della base fiscale con un tasso
minimo per le imprese in Europa;
- uno sforzo determinato per combattere l'evasione e
la frode fiscale;
- il rispetto per la contrattazione collettiva e il dialogo
sociale;
- il rispetto dei diritti sociali e sindacali fondamentali.
sabato 3 novembre 2012
LA VERGOGNOSA RAPPRESAGLIA DI MARCHIONNE
Bellavita: "La vergognosa rappresaglia di Marchionne. L'ora della rivolta!"
Mercoledì 31 Ottobre 2012 14:55
Con un colpo non troppo a sorpresa, dopo la vergognosa raccolta firme orchestrata dall'azienda contro il rientro di 145 lavoratori iscritti Fiom decretato in due sedi di giudizio dal tribunale di Roma che ha riconosciuto l'evidente comportamento discriminatorio nei confronti degli iscritti ai metalmeccanici Cgil, Marchionne ha deciso di licenziare 19 lavoratori attualmente in forza nello stabilimento fiat di pomigliano per far posto agli altri. Un atto indecoroso , un insulto alla dignita'
di un paese che Fiat sta abbandonando e che serve esclusivamente a rinfocolare la guerra tra poveri, tra lavoratori e a scaricare su altri le sue malefatte. Solo in un paese distratto, colpevolmente ripiegato su se stesso, con una politica e un sindacato assenti o complici puo' essere tollerato un amministratore delegato dispotico quanto scarsamente produttivo. Ha approfittato della nuova propaganda di regime sui grandi investimenti fiat per il nostro paese, su ennesime promesse che altro non sono che la stessa merce spacciata piu' volte, per aprire i licenziamenti. (...)
Non e' piu' sufficiente l'indignazione, occorre uno scatto di tutta la Cgil per riaprire la vertenzacontro il piano Marchionne. Nazionalizzare gli stabilimenti Fiat senza dare un solo euro alla proprieta'. Riaprire gli stabilimenti di Termini Imerese e dell'Irisbus di Avellino. Solo l'intervento del pubblico puo' fermare la distruzione di un patrimonio industriale e occupazionale che e' gia' nostra proprieta' per tutti gli aiuti di stato concessi nella lunga storia della fabbrica di automobili.
Il governo Monti, la Fornero e tutti i partiti di governo sono complici di Marchionne nella cancellazione della democrazia e dei diritti sindacali dei lavoratori dentro e fuori fiat. Solo la generalizzazione della lotta negli stabilimenti fiat puo' cancellare gli accordi della vergogna. Assediamo Pomigliano. Colpiamo gli stabilimenti che hanno piu' commesse. Apriamo una vertenza generale utile alla mobilitazione contro l'ennesimo accordo separato che si apprestano a sottoscrivere Fim e Uilm contro e sulla pelle dei metalmeccanici. Ora!
Sergio Bellavita - Rete 28 aprile Fiom
Mercoledì 31 Ottobre 2012 14:55
Con un colpo non troppo a sorpresa, dopo la vergognosa raccolta firme orchestrata dall'azienda contro il rientro di 145 lavoratori iscritti Fiom decretato in due sedi di giudizio dal tribunale di Roma che ha riconosciuto l'evidente comportamento discriminatorio nei confronti degli iscritti ai metalmeccanici Cgil, Marchionne ha deciso di licenziare 19 lavoratori attualmente in forza nello stabilimento fiat di pomigliano per far posto agli altri. Un atto indecoroso , un insulto alla dignita'
di un paese che Fiat sta abbandonando e che serve esclusivamente a rinfocolare la guerra tra poveri, tra lavoratori e a scaricare su altri le sue malefatte. Solo in un paese distratto, colpevolmente ripiegato su se stesso, con una politica e un sindacato assenti o complici puo' essere tollerato un amministratore delegato dispotico quanto scarsamente produttivo. Ha approfittato della nuova propaganda di regime sui grandi investimenti fiat per il nostro paese, su ennesime promesse che altro non sono che la stessa merce spacciata piu' volte, per aprire i licenziamenti. (...)
Non e' piu' sufficiente l'indignazione, occorre uno scatto di tutta la Cgil per riaprire la vertenzacontro il piano Marchionne. Nazionalizzare gli stabilimenti Fiat senza dare un solo euro alla proprieta'. Riaprire gli stabilimenti di Termini Imerese e dell'Irisbus di Avellino. Solo l'intervento del pubblico puo' fermare la distruzione di un patrimonio industriale e occupazionale che e' gia' nostra proprieta' per tutti gli aiuti di stato concessi nella lunga storia della fabbrica di automobili.
Il governo Monti, la Fornero e tutti i partiti di governo sono complici di Marchionne nella cancellazione della democrazia e dei diritti sindacali dei lavoratori dentro e fuori fiat. Solo la generalizzazione della lotta negli stabilimenti fiat puo' cancellare gli accordi della vergogna. Assediamo Pomigliano. Colpiamo gli stabilimenti che hanno piu' commesse. Apriamo una vertenza generale utile alla mobilitazione contro l'ennesimo accordo separato che si apprestano a sottoscrivere Fim e Uilm contro e sulla pelle dei metalmeccanici. Ora!
Sergio Bellavita - Rete 28 aprile Fiom
venerdì 2 novembre 2012
Informativa Sindacale
Nei giorni 6 e 8 novembre ci saranno i primi incontri in sala gialla con la Direzione del Teatro Alla Scala per cominciare una seria discussione sul problema dell'occupazione e su problemi urgenti quali Pero, Ansaldo.
Abbiamo anche chiesto un confronto congiunto con i vertici del
Teatro e con il Sindaco di Milano, Presidente della Fondazione, per
chiarire con estrema urgenza la difficile e complicata situazione dei
16 Vigili del Fuoco, interni.
È
notizia di questi giorni che i lavoratori di Infotel (biglietteria
del Teatro) hanno vinto in Appello il contenzioso con la
Dirigenza scaligera, la quale, ora deve prendere atto del
passaggio a tempo indeterminato dei lavoratori.
In data 13 ottobre è stato chiesto alla Direzione di questo Teatro il nuovo capitolato dell'appalto mensa ed un incontro per definire le funzioni e le mansioni del Gruppo Verifica Qualità.
Ad oggi non è ancora arrivata nessuna risposta.
R.S.A. SLC - CGIL
R.S.A. SLC - CGIL
mercoledì 31 ottobre 2012
DICHIARAZIONE SCIOPERO 18 NOVEMBRE
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C.A.
Dott. Stéphane Lissner
Sovrintendenza e Direzione Artistica
M° Daniel Baremboim
Direzione Musicale
Dott.ssa Maria Di Freda
Direzione Generale
Dott. Marco Aldo Amoruso
Direzione del Personale
Fondazione Teatro alla Scala
Milano
DICHIARAZIONE DI
SCIOPERO
Siamo di fronte
all'ennesima provocazione del Direttore del Personale Dott. Marco
Aldo Amoruso,
il quale in modo del
tutto arbitrario disattende le normative contrattuali vigenti.
Nella fattispecie si
segnala la violazione delle norme sul lavoro domenicale, attuata in
questi ultimi mesi in vari settori del teatro, sia nell'area tecnica
che in quella artistica.
Per questa ragione le
scriventi Organizzazioni Sindacali, proclamano sciopero per il giorno
18 novembre 2012 sullo spettacolo “Sigfried” delle ore 15.
Le scriventi
Organizzazioni Sindacali si riservano altresì di tutelare i diritti
violati anche in sede legale.
Distinti Saluti
Milano 31 ottobre 2012
RSA SLC-CGIL e Fials-Cisal
Teatro alla Scala
domenica 28 ottobre 2012
Comunicato Sindacale spostamento di riposo
Alla cortese attenzione della
Direzione del Personale
in persona del Sig. Dott. Marco
Amoruso
Direzione dell'allestimento
scenico
Sig. Ing. Franco Malgrande
Direzione della produzione
Sig. Valioni Andrea
Milano, 27 ottobre 2012
oggetto:
spostamento di riposo
la scrivente
organizzazione sindacale informa la Direzione del personale che allo
stato attuale è ancora in vigore per il palcoscenico il blocco degli
straordinari e degli spostamenti di riposo, in quanto tutti i
problemi di sicurezza, carichi di lavoro e numerativo del personale,
inquadramenti e ecc, non sono tutt'ora stati risolti, anzi,
l'atteggiamento aziendale finora è stato di non affrontarli nemmeno.
Nello specifico la
richiesta da parte aziendale dello spostamento di riposo per il
giorno 29 ottobre 2012 con un comunicato datato 26 ottobre ed
esposto il giorno 27, è da ritenersi formalmente pervenuta fuori
dai tempi come prevede il CCNL.
Comunque anche se il
capo reparto macchinisti e meccanici hanno oralmente comunicato in
fase di uscita dal lavoro ai dipendenti, e non a tutti , la
variazione d'orario per lo spostamento di riposo, la nostra
organizzazione ritiene tale comunicazione non usuale, non formale,
e non certa per la richiesta.
Inoltre stante
l'intercorso telefonico con la Direzione del personale, no si è
avuto nessuno scritto per la certezza del pagamento.
Si fa presente che lo
spostamento di riposo è il giorno domenica 28 come da mensile e
non il giorno lunedì 29 come da variazione.
Nuovamente, ancora come
l'anno scorso, la produzione è congestionata, senza sbocchi, dove la
risoluzione è lo straordinario, dunque costo aggiuntivo per il
bilancio che va in antitesi con il risparmio aziendale per le forzate
ferie imposte al personale di palcoscenico.
Cordiali Saluti.
RSA SLC-CGIL
mercoledì 24 ottobre 2012
Maurizio Landini ai delegati Il 16 novembre scioperiamo
Maurizio Landini ai delegati
Il 16 novembre scioperiamo
Il 16 novembre scioperiamo
LORIS CAMPETTI
13.10.2012
13.10.2012
La lotta di classe
c'è stata in questi anni, peccato che a vincerla, siano stati i ricchi
contro i poveri. Con il risultato che il 15% della ricchezza nazionale
si è spostata da salari e pensioni a profitti e rendite
«Se ci siamo beccati vent'anni di Berlusconi è
perché da vent'anni il lavoro in Italia non è più rappresentato», grida
Maurizio Landini a un pubblico di 5 mila delegati determinati, in
attesa della proposta finale del segretario della Fiom. Eccola: «Il 16
novembre sciopero generale della categoria, nello stesso giorno della
mobilitazione nazionale degli studenti. Per riunificare le lotte, per
non lasciare solo chi, come noi, è colpito dalle politiche del governo».
Un'ovazione, tutti in piedi, chi con gli occhi umidi, chi a chiedere
scherzosamente al vicino: «Ma che sostanza usa Maurizio?».
Un Landini scatenato, capace di raccogliere un sentimento condiviso al Palasport di Modena, ha duramente criticato le politiche del governo Monti. Sull'ultima manovra il segretario Fiom è stato netto: «Riduce l'Irpef per aumentare l'Iva, è una truffa. Gli incapienti che non arrivano a 8 mila euro, con l'aumento dell'Iva prenderanno ancora meno. In un paese in cui 9 milioni di cittadini non hanno i soldi per curarsi, tagliano i fondi per la sanità, con il rischio aggiuntivo che questi tagli facciano saltare in aria il settore biomedicale di Mirandola, già duramente colpito dal terremoto. Per il bene di chi, hanno fatto queste scelte? Dicono che il governo Monti fa il bene dell'Italia, ma di quale Italia parlano? Prima se ne va, meglio è».
Da oggi i militanti della Fiom saranno nelle piazze e davanti alle fabbriche a raccogliere firme per i due referendum sul lavoro, per abolire l'art.8 della manovra berlusconiana che rottama il contratto nazionale e per ripristinare nella sua interezza l'art.18, che impediva i licenziamenti individuali senza giusta causa. Sarà un caso, ma le prime vittime del nuovo corso montiano, sono per il 75% iscritti alla Fiom. «A chi ci dice che non ha senso raccogliere queste firme perché tanto prima del 2014 non si potrà votare, rispondo che lo sapevamo anche noi». E allora? Allora attivare le procedure per i referendum serve a costringere chi si candida a guidare il paese a prendere posizione sul lavoro e i diritti, la Fiom non intende fare sconti a nessuno. «Poi, se il governo che uscirà dalle urne ripristinerà l'art.18 violato dal duo Monti-Fornero con Pd, Pdl e Udc nella squadra, se abolirà l'ignominia dell'art.8 berlusconiano, allora dei referendum non ci sarà più bisogno. Se questo non avverrà, è giusto che i cittadini dicano la loro e decidano».
Ad alzare la palla sotto rete a Landini perché la schiacciasse contro il governo liberista di Monti è stato uno dei padri del giuslavorismo italiano, Umberto Romagnoli: «Tra Berlusconi e Monti c'è una discontinuità e una continuità. La discontinuità è mediatica, Monti non balla il bunga-bunga, sa vestire e stare a tavola; la continuità è sostanziale e riguarda le politiche del lavoro. Riguarda quel che Monti ha fatto - la riforma delle pensioni di Fornero sarebbe ridicola se non avesse effetti drammatici per centinaia di migliaia di lavoratori, per non parlare dell'art.18 - e quel che non ha fatto». Romagnoli ha ricordato come l'art.19 dello Statuto sulla rappresentanza e la democrazia sindacale, aveva un senso in un quadro di unità sindacale mentre con la frattura che si è determinata non impedisce «che il sindacato con il più alto profilo storico e culturale, che siete voi in questo palazzetto, venga espulso dalla Fiat». E per ricucire questa ferita, pensano con Romagnoli e Landini tutti i 5 mila delegati Fiom, bisogna muoversi subito. Serve la legge, «serve la politica di cui oggi lamentiamo l'assenza», conclude Romagnoli.
Se salta la democrazia nei posti di lavoro, se a scegliere gli interlocutori sindacali sono i padroni e non i dipendenti, se questi ultimi non possono eleggere i loro rappresentanti e votare sugli accordi e i contratti che li riguardano, allora è a rischio la democrazia. Dovrebbe saperlo, insiste Landini, chi si candida a guidare il paese, e dovrà essere chiaro con gli elettori. Sinistra dove sei? Cosa pensi? Con chi stai? Se lo domandano i delegati di Pomigliano e dell'Ilva di Taranto, della Fincantieri e dell'Alcoa e delle mille fabbriche di ogni dimensione in cui gli operai della Fiom si battono per salvare lavoro, diritti, sistema industriale. Ma quel che più preoccupa la Fiom è l'assenza di una politica industriale e la subalternità del governo alle imprese, al modello Marchionne a cui si riconosce il presunto diritto a fare quel che vuole e fuggire dove vuole. «Adesso in molti criticano Marchionne, all'inizio c'eravamo solo noi e in tanti ci dicevano che dovevamo accettare il ricatto o il lavoro o i diritti e spiegavano agli operai come avrebbero dovuto votare. Persino quel ragazzo che diceva di stare con Marchionne senza se e senza ma ora lo critica. Va tutto bene, ma tutti questi signori dovrebbero avere la decenza di chiedere scusa non alla Fiom, ma agli operai di Pomigliano e Mirafiori che hanno avuto il coraggio e la dignità di rifiutare quel ricatto». E giù altri applausi.
Mentre la Fiom chiede a Fim Uilm e Federmeccanica di fermarsi, di non procedere sulla strada di un nuovo contratto separato; mentre propone un anno di riflessione comune per ristabilire regole democratiche della rappresentanza e propone un impegno comune per il lavoro, l'occupazione, la ricerca e gli investimenti; mentre, sempre la Fiom, chiede di sostenere le imprese che si impegnano a fare contratti di solidarietà, a investire per il futuro, a ridurre l'orario per distribuire tra tutti il lavoro che c'è; mentre di questo si parla a Modena, a Roma la Confindustria con il sostegno del governo Monti che chiede un accordo sulla produttività, vuole dai sindacati un allungamento dell'orario e salari legati alla produttività. Quel tavolo di confronto, dice Landini, con queste premesse, va abbandonato. Lo dice innanzitutto alla Cgil. E la Federmeccanica, da cui se n'è andata la Fiat, ha fatto sua la filosofia di Marchionne e pretende di non pagare i primi tre giorni di malattia, di avere senza contrattazione gli straordinari, di passare al regime di orario settimanale.
No ai ricatti vuol dire no all'alternativa tra lavoro e diritti, come alla Fiat, o tra lavoro e salute, come all'Ilva. La Fiom è pronta a scioperare, ma contro la famiglia Riva che non fa gli investimenti di bonifica e non contro la magistratura. Perché «dobbiamo tornare a dire che la salute non si vende». Ecco la Fiom, più una gazzella che si difende dalle pallottole dei cacciatori che non un dinosauro. «Romiti si limitava a volerci sconfiggere, oggi invece vogliono cancellarci. Ma noi siamo ancora qui». Oltre agli applausi dei suoi delegati Landini meriterebbe rispetto, attenzione, sponde politiche. Sta combattendo una battaglia in difesa della dignità di tutto il paese.
Un Landini scatenato, capace di raccogliere un sentimento condiviso al Palasport di Modena, ha duramente criticato le politiche del governo Monti. Sull'ultima manovra il segretario Fiom è stato netto: «Riduce l'Irpef per aumentare l'Iva, è una truffa. Gli incapienti che non arrivano a 8 mila euro, con l'aumento dell'Iva prenderanno ancora meno. In un paese in cui 9 milioni di cittadini non hanno i soldi per curarsi, tagliano i fondi per la sanità, con il rischio aggiuntivo che questi tagli facciano saltare in aria il settore biomedicale di Mirandola, già duramente colpito dal terremoto. Per il bene di chi, hanno fatto queste scelte? Dicono che il governo Monti fa il bene dell'Italia, ma di quale Italia parlano? Prima se ne va, meglio è».
Da oggi i militanti della Fiom saranno nelle piazze e davanti alle fabbriche a raccogliere firme per i due referendum sul lavoro, per abolire l'art.8 della manovra berlusconiana che rottama il contratto nazionale e per ripristinare nella sua interezza l'art.18, che impediva i licenziamenti individuali senza giusta causa. Sarà un caso, ma le prime vittime del nuovo corso montiano, sono per il 75% iscritti alla Fiom. «A chi ci dice che non ha senso raccogliere queste firme perché tanto prima del 2014 non si potrà votare, rispondo che lo sapevamo anche noi». E allora? Allora attivare le procedure per i referendum serve a costringere chi si candida a guidare il paese a prendere posizione sul lavoro e i diritti, la Fiom non intende fare sconti a nessuno. «Poi, se il governo che uscirà dalle urne ripristinerà l'art.18 violato dal duo Monti-Fornero con Pd, Pdl e Udc nella squadra, se abolirà l'ignominia dell'art.8 berlusconiano, allora dei referendum non ci sarà più bisogno. Se questo non avverrà, è giusto che i cittadini dicano la loro e decidano».
Ad alzare la palla sotto rete a Landini perché la schiacciasse contro il governo liberista di Monti è stato uno dei padri del giuslavorismo italiano, Umberto Romagnoli: «Tra Berlusconi e Monti c'è una discontinuità e una continuità. La discontinuità è mediatica, Monti non balla il bunga-bunga, sa vestire e stare a tavola; la continuità è sostanziale e riguarda le politiche del lavoro. Riguarda quel che Monti ha fatto - la riforma delle pensioni di Fornero sarebbe ridicola se non avesse effetti drammatici per centinaia di migliaia di lavoratori, per non parlare dell'art.18 - e quel che non ha fatto». Romagnoli ha ricordato come l'art.19 dello Statuto sulla rappresentanza e la democrazia sindacale, aveva un senso in un quadro di unità sindacale mentre con la frattura che si è determinata non impedisce «che il sindacato con il più alto profilo storico e culturale, che siete voi in questo palazzetto, venga espulso dalla Fiat». E per ricucire questa ferita, pensano con Romagnoli e Landini tutti i 5 mila delegati Fiom, bisogna muoversi subito. Serve la legge, «serve la politica di cui oggi lamentiamo l'assenza», conclude Romagnoli.
Se salta la democrazia nei posti di lavoro, se a scegliere gli interlocutori sindacali sono i padroni e non i dipendenti, se questi ultimi non possono eleggere i loro rappresentanti e votare sugli accordi e i contratti che li riguardano, allora è a rischio la democrazia. Dovrebbe saperlo, insiste Landini, chi si candida a guidare il paese, e dovrà essere chiaro con gli elettori. Sinistra dove sei? Cosa pensi? Con chi stai? Se lo domandano i delegati di Pomigliano e dell'Ilva di Taranto, della Fincantieri e dell'Alcoa e delle mille fabbriche di ogni dimensione in cui gli operai della Fiom si battono per salvare lavoro, diritti, sistema industriale. Ma quel che più preoccupa la Fiom è l'assenza di una politica industriale e la subalternità del governo alle imprese, al modello Marchionne a cui si riconosce il presunto diritto a fare quel che vuole e fuggire dove vuole. «Adesso in molti criticano Marchionne, all'inizio c'eravamo solo noi e in tanti ci dicevano che dovevamo accettare il ricatto o il lavoro o i diritti e spiegavano agli operai come avrebbero dovuto votare. Persino quel ragazzo che diceva di stare con Marchionne senza se e senza ma ora lo critica. Va tutto bene, ma tutti questi signori dovrebbero avere la decenza di chiedere scusa non alla Fiom, ma agli operai di Pomigliano e Mirafiori che hanno avuto il coraggio e la dignità di rifiutare quel ricatto». E giù altri applausi.
Mentre la Fiom chiede a Fim Uilm e Federmeccanica di fermarsi, di non procedere sulla strada di un nuovo contratto separato; mentre propone un anno di riflessione comune per ristabilire regole democratiche della rappresentanza e propone un impegno comune per il lavoro, l'occupazione, la ricerca e gli investimenti; mentre, sempre la Fiom, chiede di sostenere le imprese che si impegnano a fare contratti di solidarietà, a investire per il futuro, a ridurre l'orario per distribuire tra tutti il lavoro che c'è; mentre di questo si parla a Modena, a Roma la Confindustria con il sostegno del governo Monti che chiede un accordo sulla produttività, vuole dai sindacati un allungamento dell'orario e salari legati alla produttività. Quel tavolo di confronto, dice Landini, con queste premesse, va abbandonato. Lo dice innanzitutto alla Cgil. E la Federmeccanica, da cui se n'è andata la Fiat, ha fatto sua la filosofia di Marchionne e pretende di non pagare i primi tre giorni di malattia, di avere senza contrattazione gli straordinari, di passare al regime di orario settimanale.
No ai ricatti vuol dire no all'alternativa tra lavoro e diritti, come alla Fiat, o tra lavoro e salute, come all'Ilva. La Fiom è pronta a scioperare, ma contro la famiglia Riva che non fa gli investimenti di bonifica e non contro la magistratura. Perché «dobbiamo tornare a dire che la salute non si vende». Ecco la Fiom, più una gazzella che si difende dalle pallottole dei cacciatori che non un dinosauro. «Romiti si limitava a volerci sconfiggere, oggi invece vogliono cancellarci. Ma noi siamo ancora qui». Oltre agli applausi dei suoi delegati Landini meriterebbe rispetto, attenzione, sponde politiche. Sta combattendo una battaglia in difesa della dignità di tutto il paese.
lunedì 22 ottobre 2012
giovedì 18 ottobre 2012
martedì 16 ottobre 2012
Musica: Cagli, Santa Cecilia mai così a rischio
ROMA - 15 OTTOBRE 2012 - Tutti i direttori e gli artisti impegnati nella prossima stagione di Santa Cecilia, "in risposta alle nostre lettere lamentose, ci hanno per fortuna abbassato i cachet", ha annunciato Bruno Cagli, presidente dell'Accademia, alla vigilia dell'apertura della stagione sinfonica della fondazione romana.
"La nostra istituzione - ha aggiunto cagli - non è mai stata così a rischio nei decenni in cui ne ho fatto parte in diverse vesti. Il deficit quest'anno è di poco sotto quello dello scorso anno, ma allora avevamo tante più certezze, mentre ora... E questo ci rende la vita e il quotidiano molto difficile da affrontare, col Fus che è diminuito, nonostante le tante assicurazioni e gli enti locali che versano nelle condizioni che ben sappiamo".
Cagli ha sottolineato quindi l'importanza del mecenatismo privato e del sostegno che arriva da persone e aziende negli ultimi anni. Con l'occasione ha ricordato che nella passata stagione gli appuntamenti di Santa Cecilia sono stati più di mille, più i dischi, le tournee all'estero e in Italia, il tutto con un ritorno di incassi di oltre il 50% del bilancio generale
"La nostra istituzione - ha aggiunto cagli - non è mai stata così a rischio nei decenni in cui ne ho fatto parte in diverse vesti. Il deficit quest'anno è di poco sotto quello dello scorso anno, ma allora avevamo tante più certezze, mentre ora... E questo ci rende la vita e il quotidiano molto difficile da affrontare, col Fus che è diminuito, nonostante le tante assicurazioni e gli enti locali che versano nelle condizioni che ben sappiamo".
Cagli ha sottolineato quindi l'importanza del mecenatismo privato e del sostegno che arriva da persone e aziende negli ultimi anni. Con l'occasione ha ricordato che nella passata stagione gli appuntamenti di Santa Cecilia sono stati più di mille, più i dischi, le tournee all'estero e in Italia, il tutto con un ritorno di incassi di oltre il 50% del bilancio generale
sabato 13 ottobre 2012
Lirico Cagliari, protesta a oltranza contro nuovo sovrintendente
Mobilitazione dei dipendenti del Lirico:
"Il Soprintendente non ha i requisiti"
Venerdì 12 ottobre 2012 16:58
Non si ferma la protesta dei dipendenti del Teatro Lirico contro la nomina del nuovo
Soprintendente, Marcella Crivellenti. Per domani è stata organizzata un assemblea permanente.
La strategia di lotta, seguita allo stato di agitazione proclamato nei giorni scorsi,
è stata votata oggi durante un'assemblea generale.
Secondo i lavoratori, Crivellenti, 40 anni, barese ma da dieci anni a Cagliari,
presidente di Bam teatro, organizzazione di eventi teatrali, e che ha già lavorato
per la Fondazione, non avrebbe i requisiti per guidare un ente come quello di
Cagliari.
Per questo, sin dalla sua nomina, avvenuta dieci giorni fa, hanno fatto sentire la
loro voce con diverse forme di protesta ogni giorno.
Sarà- come si legge in un comunicato della Rsu - un "Teatro casa dei lavoratori", con
laboratorio di idee e confronti con stampa, politica e dirigenza del Lirico.
Istituiti due blocchi di lavoro: la mattina dalle 10 alle 13 e il pomeriggio dalle 17
alle 20.
Domani mattina è previsto alla 10 un incontro in platea con giornalisti e politici,
mentre alle 11 si terrà un concerto sinfonico dell'orchestra per le scuole.
I luoghi di incontro saranno la platea, il foyer, il quarto piano (sala regia e
coro).
"La Cultura e la Fondazione Teatro Lirico di Cagliari, sua espressione concreta - si
legge nel comunicato - sono beni di interesse comune e collettivo che vanno tutelati.
Una politica seria deve esserne garante e custode".
"Il Soprintendente non ha i requisiti"
Venerdì 12 ottobre 2012 16:58
Non si ferma la protesta dei dipendenti del Teatro Lirico contro la nomina del nuovo
Soprintendente, Marcella Crivellenti. Per domani è stata organizzata un assemblea permanente.
La strategia di lotta, seguita allo stato di agitazione proclamato nei giorni scorsi,
è stata votata oggi durante un'assemblea generale.
Secondo i lavoratori, Crivellenti, 40 anni, barese ma da dieci anni a Cagliari,
presidente di Bam teatro, organizzazione di eventi teatrali, e che ha già lavorato
per la Fondazione, non avrebbe i requisiti per guidare un ente come quello di
Cagliari.
Per questo, sin dalla sua nomina, avvenuta dieci giorni fa, hanno fatto sentire la
loro voce con diverse forme di protesta ogni giorno.
Sarà- come si legge in un comunicato della Rsu - un "Teatro casa dei lavoratori", con
laboratorio di idee e confronti con stampa, politica e dirigenza del Lirico.
Istituiti due blocchi di lavoro: la mattina dalle 10 alle 13 e il pomeriggio dalle 17
alle 20.
Domani mattina è previsto alla 10 un incontro in platea con giornalisti e politici,
mentre alle 11 si terrà un concerto sinfonico dell'orchestra per le scuole.
I luoghi di incontro saranno la platea, il foyer, il quarto piano (sala regia e
coro).
"La Cultura e la Fondazione Teatro Lirico di Cagliari, sua espressione concreta - si
legge nel comunicato - sono beni di interesse comune e collettivo che vanno tutelati.
Una politica seria deve esserne garante e custode".
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