ROMA - 27 APRILE 2012 - "Esiste una legge che da la possibilità alle
fondazioni liriche di diventare fondazioni speciali. Uno status, questo,
che permetterà a chi lo avrà una certezza assoluta sui fondi del Fus
per i prossimi tre anni. Solo che la Fenice non ha potuto fare questa
richiesta". E' quanto dichiara Cristiano Chiarot (foto), sovrintendente della Fondazione Teatro La Fenice, in un'intervista rilasciata al Corriere del Veneto.
"Il riconoscimento - continua - avviene sulla base della presentazione
di un’istanza da parte della fondazione interessata, in relazione al
possesso di alcuni requisiti, come la peculiarità della storia culturale
della fondazione e il bilancio, che deve essere chiuso in pareggio per
almeno quattro anni rispetto agli ultimi cinque esercizi".
Proprio per questo motivo la Fenice non potrà fare richiesta. "Gli
ultimi due anni si sono chiusi in pareggio - dice Chiarot -, tra gli
anni prima, però, ce n’è più d’uno con un buco di bilancio. Questo
purtroppo si è verificato soprattutto a causa della riduzione in corso
d’opera dei finanziamenti dei fondi statali, cosa che è avvenuta anche
in buona parte di tutte le altre fondazioni italiane".
Sono soltanto due, dei 14 presenti, gli enti lirici a cui sono
applicabili tutti i criteri, l'Accademia di S. Cecilia e il Teatro alla
Scala. "Una legge - continua - che prevede premi per le fondazioni
gestite in modo virtuoso è giustissima, ben venga, ma allora devono
essere fatti dei controlli seri, a partire dal rapporto tra le spese per
il personale e il numero degli spettacoli, la produzione insomma. Il
rischio è che dal fondo del Fus, già instabile di suo, vengano tolte
ogni anno le quote relative al Teatro della Scala e all’Accademia di
Santa Cecilia e che il resto venga diviso in briciole tra gli altri enti
lirici restanti. Siamo sicuri che i teatri in questione abbiano
l’efficienza richiesta?".
"Chiedo solo che una legge che valuti la gestione degli enti tenga
veramente conto di cosa viene fatto. Credo che la politica dovrebbe
stabilire dei costi standard per l’opera lirica. Ad esempio un rapporto
fisso tra il costo del personale e la produzione. La Fenice spende 19
milioni per il personale, la Scala di Milano 64 ma il mio è solo un
esempio. Quello che voglio dire è che un teatro come il nostro che non
ha modificato negli ultimi anni le spese per il personale, ma ha
aumentato ugualmente le produzioni, con l’aiuto di sponsor, grazie alle
coproduzioni, è assurdo che non abbia i requisiti per accedere alla
sicurezza del finanziamento dello Stato".