MERCATO LAVORO: LA CGIL E' VINCOLATA CONGRESSUALMENTE, L'ARTICOLO 18 NON SI TOCCA
Un'intesa di modifica rimetterebbe in discussione le posizioni all'interno della Cgil
Non è possibile un accordo che comporti la modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Le indiscrezioni di stampa fanno parte della campagna di pressioni sulla Cgil per schiacciarla sulle esigenze del quadro politico. La Cgil non può essere piegata alle conclusioni dell'incontro tra il premier Monti e i leader dei partiti della maggioranza: gli accordi si fanno con le parti sociali e non nei vertici di partito.In questa situazione ribadisco che sulla base degli orientamenti consolidati della stessa Cgil, non solo nel passato quanto portammo - il 23 marzo 2002 - tre milioni di persone in piazza in difesa dell'articolo 18, ma anche nell'ultimo congresso e in tutte le deliberazioni successive, non esiste la possibilità che la Cgil accetti una manomissione dell'articolo 18 senza venir meno al proprio vincolo con le lavoratrici e i lavoratori.
Come portavoce della sinistra sindacale nella segreteria nazionale Cgil, mi spendo per mantenere una posizione unitaria e coerente. In questo impegno sono confortato dalla discussione interna nella quale tantissime strutture e altrettanti dirigenti condividono la prosecuzione della battaglia per l'estensione dei diritti per legge e per contratto.
Qualsiasi intesa che modificasse l'articolo 18 determinerebbe l'apertura di una fase nuova nella vita interna della Cgil, rimetterebbe in discussione le conclusioni e gli assetti dell'ultimo congresso, riaprirebbe la dialettica interna. Una grave responsabilità che ricadrebbe interamente su chi volesse compiere questa scelta.
Precarietà e disoccupazione sono i grandi problemi del Paese e del mondo del lavoro; investimenti e qualità dello sviluppo le condizioni per uscire dalla crisi economica. Attaccando i diritti, il governo Monti fa lotta di classe contro i lavoratori: sarebbe meglio andasse a casa e la parola tornasse agli elettori.
Roma, 16 marzo 2012
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