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giovedì 24 luglio 2014
giovedì 17 luglio 2014
martedì 8 luglio 2014
venerdì 4 luglio 2014
DEMOCRAZIA E LAVORO Minoranza Congressuale CGIL
DEMOCRAZIA
E LAVORO
Minoranza
Congressuale CGIL
Con
l'elezione della nuova segreteria nazionale della CGIL è stata
ribadita una scelta di chiusura e di autoconservazione del gruppo
dirigente, che non tiene conto del pluralismo di posizioni e del
malessere che hanno attraversato lo svolgimento dei congressi a tutti
i livelli, compreso il Congresso Nazionale.
Non
c'è stato, anzi è stato negato alcun momento di riflessione sullo
svolgimento del Congresso Nazionale, sul risultato delle votazioni,
sul livello di esasperazione che ha determinato per alcune ore la
sospensione di fatto del congresso, per cercare soluzioni che
evitassero la rottura della nostra Organizzazione.
Si
è scelto il nulla, come se non fosse successo niente.
Una
scelta irresponsabile a fronte della gravità della situazione
sociale e delle evidenti difficoltà della nostra Organizzazione.
Le
ragioni che ci hanno portato durante lo svolgimento del Congresso
Nazionale alla presentazione della lista 2, che aveva come
riferimento gli emendamenti al documento “Il lavoro decide il
futuro”, e il giudizio negativo sull'accordo del 10 gennaio 2014 “
Testo Unico sulla Rappresentanza”, vengono in questo modo
confermate.
Non
è possibile pensare di cancellare le diverse posizioni esistenti,
con una torsione autoritaria nella gestione dell'Organizzazione.
Per
fare vivere queste diverse posizioni stante gli strumenti previsti
dallo Statuto, non ci resta che la nostra ufficializzazione come
“minoranza congressuale della CGIL”.
I
contenuti dei nostri emendamenti – previdenza; democrazia; welfare;
diritti; contrattazione – e l'opposizione al “Testo Unico sulla
Rappresentanza” disegnano il nostro terreno di iniziativa e di
approfondimento di un'altra idea della CGIL.
Il
collante che tiene insieme questi obiettivi e che caratterizza il
nostro impegno in CGIL è la necessità di un profondo cambiamento
nella definizione stessa di questi obiettivi e nella pratica da
adottare per la loro realizzazione.
Rivendicare
cambiamento significa pensare concretamente ad una possibilità di
futuro per la CGIL:
l'arroccamento
burocratico, autoreferenziale e conservativo vuole dire
l'ininfluenza, la marginalità, la sconfitta per i lavoratori e le
lavoratrici, i giovani precari e disoccupati, i pensionati.
Continuiamo
a pensare che anche nel terzo millennio ci sia bisogno di Sindacato:
il tema oggi è quale Sindacato, come il Sindacato struttura e
organizza la sua rappresentanza, come la esercita, su quali
obiettivi, su quale progetto di cambiamento della società e
dell'Europa.
Non
è più possibile negare la dimensione e la profondità della crisi
della CGIL.
L'illusione
che l'affannosa ricerca della “sponda istituzionale” fosse
sostitutiva della pratica contrattuale e rivendicativa perseguendo
nel corso di questi anni la logica del meno peggio, della riduzione
del danno, ci ha portato alla cancellazione di tutte le conquiste
degli anni 60' e 70' senza alcun reale contrasto sociale e che oggi
ci consegna un quadro legislativo e contrattuale finalizzato alla
aziendalizzazione del Sindacato, al Sindacato di mercato.
La
concertazione è finita da tempo, quello che adesso è saltato con il
nuovo Governo è la sua variabile degenerativa che perseguiva il
rapporto con una forza politica o ancora peggio con una parte di
esso, come “sponda emendativa”, rispetto alle scelte che venivano
compiute dal Governo senza capire nulla delle dinamiche in atto nelle
nostre controparti a livello nazionale ed europeo.
Abbiamo
in questo modo accompagnato il processo sociale che ha determinato
l'attuale situazione.
Il
Congresso è stata la plastica rappresentazione di tutto ciò, di un
gruppo dirigente che ha scelto di non misurarsi con l'apertura di un
reale confronto, un gruppo dirigente che non è disposto a mettersi
in discussione per preservare se stesso, le sue logiche interne, che
sempre più in assenza della politica sono quelle promozionali degli
esercizi di fedeltà, dell'utilizzo degli strumenti di gestione
dell'Organizzazione, fino a metterne in pericolo la stessa unità che
al congresso è stata evitata grazie all'intervento di importanti
strutture della nostra Organizzazione.
Noi
vogliamo continuare a fare vivere in tutta la CGIL le diverse
posizioni, utilizzando tutti gli strumenti disponibili.
Cosa
vogliamo essere?
- Siamo coloro che (come si evince dagli emendamenti portati in discussione nelle assemblee congressuali di base) fanno del cambiamento del Sindacato Confederale la ragione principale della loro azione. Con ciò intendendo un cambiamento che coinvolga non solo le strategie e le politiche della CGIL relative alla democrazia sindacale, alla contrattazione, che deve garantire diritti a prescindere dalla tipologia contrattuale, al mercato del lavoro, agli ammortizzatori sociali, al reddito minimo, alla scuola e alla formazione, al welfare (sanità, previdenza), ai beni comuni, ma anche il suo modo di essere, la sua organizzazione democratica, la trasparenza della sua azione politica, organizzativa e amministrativa, la sua indipendenza e autonomia nel rapporto con il padronato e il quadro politico.
- Siamo coloro che vogliono dare vita e continuità a una iniziativa nuova e aperta, non all'unione burocratica di esperienze che, per quanto importanti e significative, appartengono ad una fase ormai conclusa. Per questa ragione siamo interessati alla discussione più ampia possibile, senza steccati e posizioni precostituite.
- Vogliamo interloquire dentro e fuori l'Organizzazione, con grande libertà e capacità di movimento, al fine di realizzare compiutamente quella discussione e quella azione di discontinuità strategica che la CGIL continua a non fare. Per questo intendiamo avvalerci della facoltà prevista dallo Statuto che riconosce i diritti delle minoranze congressuali, definendo gli strumenti a loro disposizione, quali le agibilità sindacali, gli strumenti interni dell'Organizzazione, il diritto di proposta per le sostituzioni negli organismi dirigenti.
- Con questa scelta vogliamo dare vita a un luogo che dia visibilità al pluralismo di posizioni che vivono tra gli iscritti della CGIL, e che, a partire dalle assemblee congressuali di base, hanno avuto un consenso ben superiore a quello effettivamente riconosciuto nella composizione nella platea congressuale nazionale. Tale luogo deve essere di iniziativa sindacale, di libera discussione, di ricerca, di scambio di esperienze, di monitoraggio e di difesa del pluralismo in tutte le sedi, comprese quelle decisionali dell'Organizzazione.
- A questo obiettivo occorre rapportare il modo di organizzare il nostro lavoro che deve essere il più libero, partecipato e collegiale possibile, in grado di coinvolgere tutti coloro che guardano con interesse alla nostra battaglia. Un atteggiamento inclusivo e idoneo a liberare e utilizzare tutte le potenzialità che aspirano ad esprimersi nella ricerca e nella azione politica, volta al cambiamento della CGIL. Un atteggiamento che faccia del rinnovamento la molla per recuperare un dialogo che si sta spegnendo con i nuovi lavoratori e con i giovani più in generale.
- Vogliamo attivare a tutti i livelli dell'Organizzazione, una modalità di lavoro che incalzi e coinvolga l'insieme della CGIL e la costringa a misurarsi con il cambiamento necessario e urgente a difendere e rilanciare, nel mutato mondo contemporaneo, la dimensione di Sindacato Confederale Generale, che basa la sua forza sulla rappresentanza collettiva e sulla funzione contrattuale. Un Sindacato per risalire la china, per modificare l'attuale sfavorevole rapporto di forze e una sua percezione critica assai diffusa nella società italiana,partendo dal rapporto con le lavoratrici e i lavoratori, dalla democrazia e dalla partecipazione, lavorando al coinvolgimento reale di ogni settore di un mondo del lavoro sempre più frantumato e disperso.
In previsione della Conferenza di
Organizzazione della CGIL prevista per il prossimo anno è necessario
aprire da parte nostra un confronto ed una ricerca collettiva a tutto
campo sulla democratizzazione della CGIL, sui processi di formazione
dei gruppi dirigenti, della partecipazione dei delegati e degli
iscritti nelle decisioni, sulla trasparenza nell'uso delle risorse e
la loro distribuzione ai vari livelli.
Insomma si tratta di aprire una
sfida democratica perchè non esiste futuro per un Sindacato che non
sia radicalmente democratico.
COMUNICATO SINDACALE
Comunicato
sindacale
Milano,
4 luglio 2014
Pur
con l'opposizione di alcune sigle sindacali, la CGIL del Teatro alla
Scala intende proseguire
il
più velocemente possibile nel percorso che porta alle elezioni delle
RSU, con la volontà di
avviare,
se necessario, con la UIL la procedura.
Ma
l'attesa delle nuove RSU non deve farci dimenticare la grave
situazione politico-sindacale che i teatri e i lavoratori tutti
stanno vivendo per colpa delle decisioni e degli atti di questo
Governo ( Legge Bray e successivo Decreto Franceschini N° 83/2014).
Quest'ultimo
provvedimento oltre all'indegna trattenuta sull'indennità di
malattia, prevede altrettanto gravi interventi sulla stabilità
dei posti di lavoro all'interno delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche,
partendo dai possibili esuberi per le aree Tecnico-amministrative;
ulteriore grave lesione ai diritti e al potere contrattuale dei
lavoratori è l'imposizione per Decreto del Contratto Unico, con la
conseguente cancellazione del CCNL
È
questa l'autonomia che propone il Governo attraverso il Decreto
Franceschini?
A
proposito del CCNL, siglato ad aprile 2014, le RSA CGIL teatro alla
Scala vogliono un Contratto che preveda, dopo sette anni, un
aumento salariale consistente che quantomeno recuperi
l'inflazione.
E'
interesse dei lavoratori mobilitarsi per l'attuazione del CCNL in
quanto questo aprirebbe la possibilità di un nuovo contratto
integrativo in Scala oltre al recupero del 50 % che i lavoratori
hanno perso nell'anno 2013.
Non
abbiamo dimenticato che la Direzione del Teatro Alla Scala, ancora
una volta, con arroganza e in modo arbitrario, per quanto riguarda la
trattenuta in caso di malattia, ha applicato una norma che nei fatti
è transitoria ed in via di definizione.
Si
sappia che lo sciopero del 4 luglio è stato revocato solo perché il
provvedimento è stato temporaneamente sospeso, ma dal giorno 5, se
la norma suddetta prevederà comunque decurtazioni economiche, in
caso di malattia, prenderemo in considerazione le valutazioni di
tutti i lavoratori per le nuove iniziative di lotta.
Stante
questa pesantissima situazione qualcuno ha l'ardire di chiedere di
lavorare nel giorno di festa più importante per i lavoratori
di tutto il mondo.
Per
noi l'inaugurazione di EXPO 2015 può avvenire pacificamente dal
giorno successivo il 1° maggio.
Riteniamo
piuttosto che il comportamento di alcuni dirigenti sia incompatibile
con la vita del teatro.
RSA
SLC-CGIL
mercoledì 2 luglio 2014
D.L. n° 83 DEL DECRETO FRANCESCHINI 31/5/2014 SULLA DECURTAZIONE PER MALATTIA
D.L. n° 83 DEL DECRETO FRANCESCHINI
31/5/2014 SULLA DECURTAZIONE PER MALATTIA.
30 Giugno
2014
La lettera f) modifica l’articolo 11, comma
19, del decreto-legge n. 91 del 2013, introducendo indispensabili
specificazioni in relazione al trattamento economico in caso di assenze per
malattia.
Il citato comma equipara i dipendenti delle fondazioni
lirico-sinfoniche al pubblico impiego in materia di certificazione, verifiche e
relative riduzioni del trattamento economico delle assenze per malattia.
L’ampia divaricazione esistente tra gli
istituti del trattamento economico del pubblico impiego e quello,
articolatissimo, vigente per le fondazioni lirico-sinfoniche, suggerisce un
necessario e urgente chiarimento normativo, tale da consentire agli
amministratori dei teatri lirici, attualmente in difficoltà applicativa per tale
ambito, di operare le necessarie riduzioni del trattamento economico, in ragione
di istituti certamente equiparabili a quelli del trattamento economico
fondamentale
del pubblico impiego, riassumibili ne:
del pubblico impiego, riassumibili ne:
1. il minimo retributivo
2. gli aumenti periodici di anzianità
3. gli aumenti di merito
4. gli aumenti nell’indennità di contingenza.
[...]
Al Regio di Torino lo interpretano così:
Il 50% di 1/26° della paga base ( solo il minimo tabellare, la prima casella in alto a sinistra della busta paga) al giorno.
Esempio:
Minimo tabellare = € 500
500 : 26=19,23
19,23 : 2= 9,61
Il 50% di 1/26° della paga base ( solo il minimo tabellare, la prima casella in alto a sinistra della busta paga) al giorno.
Esempio:
Minimo tabellare = € 500
500 : 26=19,23
19,23 : 2= 9,61
Trattenuta per ogni giorno di malattia : € 9,61.
Ma se si considerano tutte le voci di riferimento la cifra aumenta a oltre 20 euro
Ma se si considerano tutte le voci di riferimento la cifra aumenta a oltre 20 euro
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